martedì 21 luglio 2020

Problemi con il tuo titolare che non vuole pagarti la buona uscita dopo averti licenziato? Scopriamo cosa fare

Lo Statuto dei Lavoratori (Legge N. 300 del 20 Maggio 1970) fa riferimento alla Legge 604/66 in materia di licenziamenti per regolare i vari casi.
Quando un lavoratore viene licenziato, qualsiasi sia la causa, ha diritto che gli venga versato il TFR, cioè il Trattamento di Fine Rapporto chiamato anche buona uscita, o liquidazione.

Che cos'è il TFR


Il Trattamento di Fine Rapporto è una somma accantonata dal datore di lavoro, durante tutto il rapporto lavorativo, per il dipendente. A fine del rapporto lavorativo, anche in caso di licenziamento, questa somma deve essere data al lavoratore. Purtroppo non sempre i titolari vogliono pagare la buona uscita, segno che, per un motivo e per un altro, non hanno accantonato questa cifra, causando problemi all'ex dipendente in quanto si lede un suo diritto.

Per i dipendenti del settore pubblico, è possibile che l'attesa necessaria a ricevere la prima rata della buona uscita, possa arrivare anche a 27 mesi. Nel caso del settore privato è quasi contestuale, con un attesa di poco più di un mese, solitamente, in base al CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) di appartenenza.

Alcuni contratti lo pagano con la prima busta paga, dopo la fine del rapporto lavorativo, alcuni altri dopo 30 giorni e altri dopo 45 giorni. Notiamo quindi che le attese sono contenute in tempi brevi che si risolvono in un mese, un mese e mezzo circa.

È importante capire queste tempistiche, cioè sapere entro quanto la buona uscita deve essere versata, perchè il Codice Civile, in qualunque caso, prevede che venga pagata alla cessazione del rapporto lavorativo e che, in caso di ritardo, si ha diritto agli interessi mensili sulle somme non pagate.
Si perde il diritto alle somme che spettano, nel caso si lascino passare cinque anni da quando si termina il rapporto di lavoro. Il TFR infatti si prescrive entro cinque anni.


Cosa occorre fare


Per poter far valere i propri diritti, e poter farsi versare la buona uscita spettante, occorre rivolgersi a uno specialista del diritto sul lavoro: un giuslavorista. Un professionista quindi, con esperienza in questo campo specifico (diritto del lavoro), che possa seguire passo dopo passo il dipendente (o ex dipendente) che debba intraprendere un'azione legale per farsi dare quello che gli spetta.


Il primo passo che il giuslavorista compirà, è di redigere una lettera di messa in mora che verrà spedita al datore moroso, mediante raccomandata con ricevuta di ritorno o usando una pec. In questa lettera il dipendente chiede espressamente il pagamento del dovuto entro una specifica data, pena il rivolgersi per vie legali e rivalersi sulle spese sostenute, comprensivo d'interessi.


Dopo questo tempo il datore di lavoro non paga? Allora si passa per vie legali per ottenere un titolo esecutivo, per esempio un decreto ingiuntivo verso il datore di lavoro che non adempie al pagamento della buona uscita. Il decreto impone questo pagamento entro 40 giorni dalla sua comunicazione.

A questo punto, se il datore continua a fare orecchie da mercante, al dipendente non resta altro che procedere o al pignoramento per l'azienda; oppure alla sua dichiarazione di fallimento.
Se nonostante tutto ciò, non si è in grado di ricevere quello che spetta (mancanza di fondi) non ci si deve preoccupare. In questo caso, il giuslavorista, si rivolgerà all'INPS.
L'INPS può pagare il TFR (la buona uscita) avvalendosi del Fondo di Garanzia, in base a specifici requisiti:

  • Cessazione del rapporto di lavoro;
  • Verifica dello stato d’insolvenza con apertura della procedura concorsuale di fallimento, concordato preventivo, liquidazione coatta amministrativa o di amministrazione straordinaria;
  • Verifica dell’esistenza del credito a titolo di Tfr e/o delle ultime tre mensilità.



A chi rivolgersi



Se ti trovi nella Capitale Italiana o nella sua provincia, per essere certi di ottenere la migliore assistenza, occorre rivolgersi a un avvocato del diritto del lavoro a Roma. Tale figura dovrà possedere una grande esperienza in questa branca legislativa. Deve inoltre tenersi continuamente aggiornato (le leggi del mondo del lavoro evolvono) e seguire ogni causa con il massimo dell'impegno e della dedizione.

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