mercoledì 28 luglio 2010

Origine e sviluppo dell’automazione

L’automazione è uno degli aspetti che maggiormente caratterizzano vari ambiti della nostra vita e della produzione industriale, tanto che sembrerebbe impensabile non poter più ricorrere a determinate tecnologie o strumenti automatici per realizzare determinate azioni o produrre particolari prodotti (basti pensare alla domotica, ossia all’automazione applicata all’ambito domestico).

Anche se ormai l’automazione pervade la nostra vita quotidiana, il termine “automazione” (dall’inglese “automation”) è relativamente recente, dato che venne usato per la prima volta nel secondo dopoguerra. Il termine si riferiva a al fatto che in particolari tipi di industria, in particolare quella automobilistica, cominciavano a venire introdotti dei dispositivi automatici e di controllo nelle linee di produzione molto avanzati per l’epoca. In particolare, si pensa che a coniare il termine “automazione” sia stato D.S. Harder, un dirigente della Ford Motor Company, ma anche se la parola automazione è stata utilizzata per la prima volta solo verso la metà del Novecento, si può parlare di automazione, in particolare di automazione industriale, ossia dell’applicazione di macchine automatiche per la produzione industriale dalla quale deriva l’automazione elettronica industriale, già nel XVIII secolo, con l’avvento della Rivoluzione Industriale.

Con automazione si intende la sostituzione del lavoro dell’uomo con delle macchine in sistemi autogovernanti, sostituzione che avviene sia allo scopo di evitare lavori troppo pesanti o ripetitivi, sia per compiere dei lavori che senza l’ausilio di tali macchine non potrebbero venire svolti. Prima delle Rivoluzione Industriale si poteva parlare al massimo di meccanizzazione, ossia del processo per cui parte del lavoro dell’uomo viene svolto da macchine. Da sempre l’uomo ha cercato di alleggerire il proprio carico di lavoro tramite strumenti e dispositivi di tipo meccanico, quali carrucole e sistemi di sollevamento, solo per fare qualche esempio, ma è solo a partire dalla Rivoluzione Industriale che cominciarono a sorgere fabbriche nelle quali gli operai venivano chiamati a svolgere la stessa azione ripetitiva per un numero imprecisato di volte, e che cominciò quindi a rendersi necessario sostituire l’uomo con delle macchine che svolgessero lo stesso lavoro.

L’automazione industriale ha portato a delle conseguenze rivoluzionarie, che hanno mutato il volto della società, e che hanno avuto un forte impatto sulla produttività e sullo stile di vita delle persone. Grazie all’automazione, aumenta il tasso di produzione e allo stesso tempo diminuisce la quantità di lavoro impiegato, con un’evidente ripercussione sull’aumento della produttività e, conseguentemente, sulla riduzione dei prezzi dei prodotti realizzati su scala industriale. Lo sviluppo e la diffusione dell’automazione hanno inoltre cambiato, più che sostituito, il lavoro dell’uomo: se gli operai non sono più chiamati a svolgere il lavoro che adesso compiono le macchine, si rendono però necessarie delle figure specializzate in grado di usare e controllare le tecnologie impiegate nelle industrie automatizzate.

Con l’avvento dell’elettronica e dell’informatica l’automazione ha fatto ulteriori passi avanti, ed è stata via via applicata agli ambiti più diversi, dalle società di servizio alla medicina (protesi robotizzate, robotica medica), dalla comunicazione (la commutazione telefonica è stato uno dei primi campi di applicazione dei sistemi di automazione, e si è sviluppato enormemente in seguito) alle macchine di assemblaggio componenti, anche se non tutte le operazioni possono essere eseguite automaticamente: per esempio nel caso della produzione schede elettroniche e del montaggio dei componenti elettronici, che hanno diverse applicazioni, come nel campo dell’elettronica sicurezza, la produzione è solo coadiuvata da macchinari automatici. Come a dire che nonostante i progressi nel campo dell’automazione, il lavoro dell’uomo è ancora indispensabile.


A cura di Martina Celegato
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